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Clavicordi e antichi strumenti da tasto

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Dentro la macchina

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Un peculiare organismo meccanico, che nell’arco di molti secoli non ha visto sostanziali trasformazioni, è alla base di un suono così caratteristico.

La cassa dello strumento si presenta in forma generalmente rettangolare. La parte destra è occupata da una tavola armonica di dimensioni variabili. La parte restante è invece occupata dalla meccanica comprendente la tastiera e le leve dei tasti. Le corde sono stese più o meno parallelamente alla tastiera e sono applicate a sinistra lungo il fianco della cassa e a destra su caviglie conficcate sul somiere; le corde passano sopra un ponticello (o eventualmente più ponticelli) a sua volta posto opportunamente sopra la tavola armonica. Le corde sono generalmente organizzate in cori da due al fine di rendere il suono più voluminoso.

Il meccanismo di produzione del suono è molto semplice: le corde sono messe in vibrazione attraverso il movimento di lamelle metalliche dette tangenti che si trovano serrate alle estremità di ciascuna leva del tasto. Quando il tasto viene abbassato attraverso la pressione del dito, la leva si alza facendo percuotere dalla tangente la corda sul punto corrispondente. Per questo fatto potremmo definire il clavicordo uno strumento a corde percosse diversamente dal clavicembalo dove le corde sono pizzicate.

La tangente (analogamente alla penna nel clavicembalo e al martello nel fortepiano) assolve alla prioritaria funzione di mettere in vibrazione la corda. Ma, a differenza della penna o del martelletto che ritornano automaticamente nella posizione di riposo dopo aver assolto alla loro funzione, la tangente rimane solidale alla corda per tutto il tempo in cui il tasto viene tenuto abbassato. Le immediate conseguenze di questo fatto sono almeno tre:

  1. a) variando la pressione sul tasto posso variare l’intonazione della nota prodotta (bebung);
  2. b) la velocità di percussione produce varietà di volume (posso creare delle dinamiche);
  3. c) il punto di tangenza identifica anche la sezione di corda vibrante individuata tra il punto di tangenza stesso e il punto di attacco sul ponticello.

A differenza del clavicembalo dunque la lunghezza delle corde non è stabilita a priori dalla forma del ponticello ma è data dalla posizione della tangente rispetto alla corda.

Una importante differenziane organologica che possiamo delineare è la differenza che intercorre tra il cosiddetto clavicordo libero e quello legato.

Nel clavicordo libero ogni tasto agisce su una sola coppia di corde mentre nel legato più tasti posso agire su una stessa corda semplicemente consentendo, mediante una opportuna “piegatura” delle leve, la percussione della corda in diversi punti di essa. In questo modo una stessa coppia di corde è in grado di produrre differenti altezze.

La conseguenza più evidente del clavicordo legato è che le diverse altezze che possono essere prodotte dalla stessa coppia di corde non posso essere emesse contemporaneamente ma, d’altra parte, il clavicordo libero necessita di molte corde (una coppia per ogni tasto) con conseguente ampliamento della tensione e del peso dello strumento.

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